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13 gen 2012

La Santanché, ovvero la polizza di Monti

L’avrete rivista anche voi, Daniela Santanché. Del resto era impossibile non vederla. Era ovunque: Lerner, Floris, Santoro. Si potrebbe sollevare un dibattito sulla opportunità della sua presenza in studio, che infatti sta generando polemiche (al punto che Lerner ha dovuto “spiegarne” la presenza). Fa ascolti, la Santanché? Fa dibattito? O fa solo disgusto? 




Qui però voglio dire altro. Ovvero che rivederla in tivù, ascoltarla o anche solo guardarla, ha dato nuovamente prova di come l’intoccabilità (e la santificazione) di cui gode Monti sia figlia di anni e anni in cui nel piccolo schermo c’era (c’era?) questa gente arrogante, volgare e improponibile. E l’abitudine al Disastro è divenuta tale per cui, oggi, qualsiasi cosa appena appena garbata – anche se terribile – ci (gli, vi) sembra non solo accettabile. Ma quasi bella. E, peggio, “giusta”.

Ecco perché non si può attaccare, o anche solo criticare, Monti. Perché, da destra come e soprattutto da “sinistra”, arrivano i buonisti e i pompieristi a dirti che “non esistevano alternative”, “se fai così sei un disfattista demagogo“, “come facevi ad andare al voto con una legge elettorale e uno spread così?”, “se ti lamenti allora rivuoi Berlusconi“, “sai solo criticare e non ti sta mai bene niente”. I ricatti, e le liturgie dei Salvatori della Patria in servizio permanente, sono sempre questi e sempre gli stessi. Ti sciorinano i pregi del migliorista Napolitano, fanno i maestrini di diritto,  ti citano perfino l’articolo di Francesco Merlo (Merloooooooooo) come esempio di giornalismo. Rinnovandoti l’invito, o più che altro l’ordine, a non lamentarti: “C’è in gioco il bene del Paese, occorre fare sacrifici, basta col populismo“.

Viviamo il paradosso, terribile e frustrante, per cui ormai è illecita anche la lamentela. O il giornalismo scomodo: se con Berlusconi essere contro era figo (e ciò nonostante lo erano in pochi), adesso essere contro è impopolare. E se ti capita – e ti capita – di scoprire magagne su magagne, da Malinconico a Patroni Griffi, da Passera alla riforma previdenziale (s)fascista, tu fai il gioco sporco e poi – poi – spuntano le varie Repubblica ad alzare il ditino per sentenziare: “Eh, ha fatto bene Malinconico a dimettersi. Visto che bel governo giusto? Ammette pure i propri sbagli. Mica come l’altro“. Certo, “mica come l’altro”, siamo d’accordo: ma tu – giornalista, cittadino, elettore piddino – dov’eri quando qualcuno lo scopriva, il caso Malinconico? Che facevi, a parte celebrare il Regno del Robot in Loden e della sua claque finto-piangente?

Dal colpo di Stato (Berlusconi) al colpo di sonno (Monti), come ha scritto Marco Travaglio. Perché? Perché i Berlusconi e le Santanché ci hanno abituato a un tale livello di cloaca che passare da un’Apocalisse a un Disastro ci sembra un Carnevale. Quanti distinguo che si leggono, adesso. Persino dopo ieri, quando in un colpo solo due porcate allucinanti ci hanno ricordato che la nostra democrazia non sta forse benissimo, indignarsi appariva indelicato. Spuntavano gli indignati a giorni alterni, puntuali e sobri, propaggini enricolettiane a ricordarti che la Consulta non poteva fare altro. A dirti che “se critichi adesso sei come Berlusconi” (fateci caso: l’unico argomento dei montiani è questo: “se ti lamenti sei come Berlusconi e sotto sotto lo rivuoi“).

Mai come adesso, forse, il livello di indignazione e capacità di discernere – di per sé mai altissimi in Italia – è stato così basso. Calma piatta. Perfino nella redazione di Tempi c’è più vita. Sia chiaro: in chiave giornalistica, come pure satirica, il brodino montiano (che ha i suoi meriti, come ricordato giornalmente dal Fatto Quotidiano che pure non gli fa sconti) è più stimolante. E pure redditizio, perché se tutti i giornali fanno opera di celebrazione, non ci metti poi molto a distinguerti. Non è quindi, questa, una lamentela “personale” o “corporativa”.  Si ha però la sensazione che questa stasi, e questa proliferazione di Restauratori, alla già derelitta Italia non faccia niente bene. Rivedere la Santanché, o gli Stracquadanio, e consolarsi con “l’ah quanto si stava peggio prima“, è un po’ poco come eccitazione democratica. Oltre che prassi, spesso e non volentieri, intellettualmente disonesta. Nonché fastidiosamente masochistica. Parafrasando il Giovanni Lindo Ferretti non ancora teocon: “Un’erezione triste per un coito modesto“.

di Andrea Scanzi

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/13/santanche-ovvero-polizza-monti/183603/

Sottoscrivo, firmo e passo parola.

1 nov 2011

L' economia delle risorse

Ricordo le parole di mia nonna come fosse ieri
" ..tieni Alessandro prendi questi e mettili da parte "  ...erano solo 5mila lire ma l'insegnamento che mi veniva dato era quello del "metti da parte", "risparmia" cioè non sperperare tutto o se mi permettete traduzione mia riferita hai giorni nostri: fai questo in funzione di quanto puoi e/o possiedi.
Credo che mia nonna come molte altre persone della sua età, che hanno visto la fame e la guerra abbiamo capito fino in fondo il vero significato delle "cose" dove per cose intendo le risorse del nostro pianeta.


Ho letto questo articolo pochi minuti fa. Parla dell'uscita da parte dell' Islanda dal Fondo Monetario Internazionale ( www.imf.org/external che per abbreviare chiameremo FMI). A mio avviso la scelta è una delle più corrette che si possano fare per uscire dalla crisi di oggi.
Viviamo in un'economia dasata sul denaro, con il famoso libero mercato a cui hanno aggiunto la finanza, capolavoro dell' immaginazione, dove si parla di costo del denaro?! Non vi sembra pazzia?
 "...cosa abbiamo oggi? ... oggi signora abbiamo dei 15 euro a 22 euro...è un prezzaccio, è un regalo!?...cosa fà? li prende?..."

Ora, questo famoso FMI è un'organizzazione composta dai governi di 186 Paesi, nata nel 1945 e attiva dal 1946 raccoglie fondi dai paesi membri per poi prestare agli stessi paesi membri stanziamenti quindi prestiti, a cui poi dovrai rispondere con interessi altissimi e richieste folli come stiamo assistendo in questi giorni. Il prestisto ti viene dato se rispondi alle loro richieste, cioè taglio della spesa pubblica quindi di servizi per i cittadini che con le privatizzazioni di massa avrebbero si dei servizi ma forniti da spa quotate in borsa dove l'unica cosa che interessa è il profitto non il servizio.
In sostanza si regala sovranità popolare cioè il potere decisionale di un governo che si pensa essere democraticamente eletto (noi non lo siamo perchè abbiamo la porcellum ma è altro argomento) dai cittadini del proprio paese in cambio di svalutazione della propria economia, abbassamento delle condizioni di vita e di coesione sociale inevitabilmente.
Tutto questo perchè la nostra economia è basata su un sistema monetario e non su un sistema basato sulle risorse di cui disponiamo sulla terra ma il tutto è spiegato molto bene in questo interessante link su Zeitgeist, tre interessanti documentari da dove prendere spunto, questo è il terzo capitolo: 
http://www.youtube.com/watch?v=cCAOgMja8vk&feature=player_embedded

Ps: consiglio per la visione.... anche se non vi piace il tema tenuto per il racconto o meglio diciamo la veste, prestate attenzione al contenuto.